interno di casa abbandonata con abito da sposa antico e tavolo

Nel cuore del Sannio sorge Apice Vecchia, un borgo fantasma che racconta una storia di vita, perdita e resilienza. Il paese fu abbandonato dopo il terremoto del 21 agosto 1962, quando la violenta scossa rese molte abitazioni inagibili, costringendo gli abitanti a trasferirsi nel vicino centro di Apice Nuovo.
Da allora il borgo è rimasto sospeso nel tempo, con strade acciottolate, case di pietra, botteghe e piazze che conservano l’anima di un passato improvvisamente interrotto. Oggi, zone intere del borgo sono visitabili solo nel fine settimana, con visita guidata e prenotazione telefonica o direttamente all’infopoint di Apice Vecchia, dove cittadini e cultori locali accompagnano i visitatori tra vicoli e abitazioni. Particolarmente suggestive sono la vecchia officina abbandonata, la macelleria, la casa del farmacista e quella del medico, luoghi che sembrano congelati al giorno del sisma.
Passeggiare tra questi ambienti è come tornare indietro nel tempo: ogni porta socchiusa, ogni oggetto rimasto racconta storie di famiglie, lavoro e quotidianità, in un paesaggio sospeso tra malinconia e poesia.

Servizi disponibili:

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Curiosità

Viene spesso chiamato il “paese fantasma del Sannio”, ma qui la memoria è viva più che mai.

  • In alcune case sono ancora visibili piccoli oggetti di scena utilizzati durante le riprese di un film girato nel borgo, che rendono l’atmosfera ancora più suggestiva.

  • Le strade aperte al pubblico sono adornate con foto d’epoca, posizionate esattamente dove furono scattate, per mostrare come apparivano prima del terremoto.

  • Molti visitatori lo definiscono un “museo a cielo aperto delle emozioni”, unico nel suo genere.

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Tra le tappe imperdibili nella zona visitabile con l’Info Point di Apice Vecchia, spicca l’antica Casa del Farmacista, appartenente a una delle famiglie più influenti del borgo. L’abitazione conserva ancora oggi i resti del laboratorio farmaceutico, con strumenti e mobili d’epoca, e ambienti decorati con affreschi originali. Sulle pareti, i certificati medici raccontano la storia professionale e civile di un uomo che fu punto di riferimento per l’intera comunità. Un luogo sospeso nel tempo, dove la cura si intreccia con la memoria.

Passeggiando tra i vicoli silenziosi di Apice Vecchia, lo sguardo si ferma su dettagli che raccontano — senza parole — la vita che fu. Le vecchie automobili, ferme da decenni, sono ormai parte del paesaggio: avvolte dalla ruggine e dalla vegetazione, sembrano fondersi con la natura, che lentamente si riprende i suoi spazi.

Nel cortile della villa del medico, le radici degli alberi si intrecciano con le mura, come se volessero sorreggerle, stringerle, proteggerle. Il tempo ha lasciato segni profondi, ma anche una bellezza struggente.

E poi ci sono gli oggetti sospesi nel tempo: una sedia, un abito, una lampada… tutto è lì, immobile, come in attesa che qualcuno ritorni ad abitarli. In ogni angolo si avverte una presenza leggera, un’eco di quotidianità rimasta impressa tra i muri.