Sant’Agata de’ Goti non si guarda: si contempla. Arroccata su uno sperone di tufo, la sua silhouette di case medievali che si affacciano nel vuoto sembra disegnata da un pittore romantico. A strapiombo sulle gole del fiume Martorano, il borgo offre uno dei panorami più scenografici della Campania, capace di togliere il fiato a ogni sguardo.
Camminando tra i vicoli stretti e misteriosi, ci si perde in scorci nascosti, portali in pietra, cortili segreti e palazzi nobiliari che intrecciano gotico, barocco e leggende. Ogni angolo racconta una storia: longobarda, normanna, angioina. Al centro, come un cuore che pulsa nel silenzio, sorge la Cattedrale dell’Assunta, con la sua suggestiva cripta longobarda e affreschi medievali che sembrano sussurrare.
Ma Sant’Agata è anche viva, vera, ospitale. I suoi abitanti ti accolgono con un sorriso, ti aprono botteghe e racconti, ti offrono sapori sinceri: pane caldo, olio nuovo, e il vino — quello serio. Qui la Falanghina e l’Aglianico si esprimono al massimo, e le cantine del territorio diventano esperienze per i sensi.
Tutto intorno, colline di vigna e ulivo, aria buona e tempo lento.
Sant’Agata de’ Goti non è solo un borgo: è un’emozione verticale che resta nel cuore.
Curiosità
- Scimmia nella roccia. Un profilo tra le rocce sembra raffigurare una scimmia: cerca il volto nascosto!
- Un nome “ingannevole”. I Goti non c’entrano: “de’ Goti” deriva dal casato normanno De Goth.
- Mele e tappeti di fiori. Famosa per le mele annurche e l’Infiorata, che colora le vie a giugno.
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